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Ultime notizie: la discesa nella follia di Angeliño dopo anni di incessante mal di testa

Ultime notizie: la discesa nella follia di Angeliño dopo anni di incessante mal di testa

Per anni, Angeliño ha vissuto con un dolore persistente, un mal di testa cronico che sembrava non avere fine. All’inizio era solo un fastidio, qualcosa che poteva essere ignorato con un semplice analgesico. Ma col passare del tempo, il dolore divenne un’ombra costante, un peso che lo seguiva ovunque andasse. La sua carriera da calciatore sembrava procedere come sempre, ma dentro di lui cresceva una tempesta che nessuno poteva vedere.

La sofferenza fisica si trasformò gradualmente in un tormento mentale. I compagni di squadra notarono un cambiamento nel suo comportamento: Angeliño era sempre più distante, chiuso in se stesso. Ciò che una volta era una passione viscerale per il calcio si stava trasformando in un obbligo soffocante. Ogni partita, ogni allenamento, ogni momento trascorso in campo diventava un’agonia. Il mal di testa non gli dava tregua, come un martello che batteva incessantemente dentro il suo cranio.

All’inizio cercò di nascondere il problema. Si convinse che fosse solo stress, che un po’ di riposo avrebbe risolto tutto. Ma quando i sintomi peggiorarono, iniziò a temere il peggio. Consultò specialisti, si sottopose a esami di ogni tipo, ma nessuno riusciva a trovare una causa precisa. Gli dissero che poteva essere un problema di tensione, forse legato alla pressione della carriera. Alcuni suggerirono che fosse di natura psicologica. Ma Angeliño sapeva che era qualcosa di più profondo.

Le notti divennero insonni. Il dolore si faceva sempre più intenso, come se qualcosa dentro di lui stesse cercando di emergere. Iniziò a vedere cose che gli altri non vedevano, a sentire voci che nessun altro sentiva. Era la sua mente che cedeva sotto il peso della sofferenza? Oppure c’era qualcosa di più sinistro all’opera? Ogni giorno che passava, la realtà sembrava sgretolarsi sempre di più. Le persone intorno a lui si trasformavano in figure ostili, i loro volti assumevano espressioni distorte, come se lo stessero deridendo, cospirando contro di lui.

Angeliño iniziò a isolarsi completamente. Non rispondeva più ai messaggi, evitava gli incontri con amici e familiari. Il suo sguardo, un tempo brillante e determinato, si spense. Il calcio, che era stato la sua vita, divenne un peso insopportabile. Durante le partite, aveva momenti di blackout, in cui non ricordava cosa fosse successo pochi secondi prima. La paura si impadronì di lui. Forse non era solo un problema fisico. Forse stava impazzendo davvero.

La sua discesa nella follia raggiunse l’apice una sera d’inverno. Si dice che fu trovato in casa sua, in uno stato di totale smarrimento, incapace di riconoscere chi fosse o dove si trovasse. Le pareti della sua stanza erano ricoperte di scritte incomprensibili, frasi sconnesse che sembravano uscite da un incubo. Parlava di ombre, di presenze che lo perseguitavano, di una voce che gli sussurrava parole che nessun altro poteva sentire. Fu portato via in stato confusionale, e da quel momento il suo destino cambiò per sempre.

Gli esperti parlano di un crollo psicotico dovuto allo stress, ma chi lo conosceva sa che c’era qualcosa di più. Alcuni dicono che la sua mente fosse stata spezzata da anni di dolore insopportabile. Altri credono che fosse stato colpito da un male oscuro, qualcosa che la scienza non può spiegare. Qualunque sia la verità, una cosa è certa: Angeliño non è più lo stesso. Il calciatore che un tempo incantava con le sue giocate è scomparso, lasciando dietro di sé solo un’ombra di ciò che era.

Ora si trova lontano dai riflettori, in un luogo dove nessuno può disturbarlo. Le voci si rincorrono su di lui: c’è chi dice che stia cercando di guarire, chi sostiene che sia completamente perso nella sua follia. Ma forse la verità è che Angeliño ha sempre vissuto in bilico tra due mondi, tra il sogno e l’incubo, tra la gloria e l’abisso. E forse, in fondo, la sua mente ha semplicemente deciso di smettere di combattere.

 

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